L'LV00
è una delle mie compagne di lungo corso.
La posseggo dal 1992 ed è la prima chitarra di liuteria artigianale che mi
sia fatto costruire (ecco perchè il nome di LV00!).
Costruita in un unico pezzo di frassino con top in acero fiammato, ad opera del liutaio
Andrea Canducci, fu poi modificata dall'allora liuteria A&G guitars.
Era nata come strumento fretless,
con un ponte Floyd Rose (scelta infausta). Più tardi ho installato un
ponte fisso (Shaller) e ho sostituito il manico con un 24 tasti in scala
PRS, in acero fiammato e tastiera in palissandro. Da sempre questo
strumento monta un'interfaccia Roland GK2 integrata nel body, per pilotare il guitar synth,
che uso da tempo ormai immemorabile!
I pickup attuali sono due humbuckers
I-SPIRA BLU.
La
collaborazione con la liuteria elettrica A&G diede come primo frutto questo
prototipo del 1996, realizzato interamente in noce nazionale e ciliegio
rosso, che si chiamò LV01. E' uno strumento assai versatile, piccolo e
leggero, con ponte vibrato in ottone realizzato a mano e scavato dal
pieno, sellette e capotasto in grafite, tastiera in noce nazionale a 22 tasti in scala PRS e cinque pickup
single coil, distribuiti in due coppie manico e ponte + centrale. Le
meccaniche sono Shaller autobloccanti nere, con teste Spertzel dorate. La
tenuta dell'accordatura è a prova di bomba, pur senza bloccacorde e Floyd
Rose! Tra breve alloggerà un
set di singlecoil I-SPIRA, che sostituiranno
gli attuali pickups APC.
La
terza ed ultima nata in casa A&G fu questa semiacustica del 1997(LV02),
a camera tonale unica, in noce e frassino,
con tastiera in ebano a 24 tasti, ponte piezoelettrico dorato, della Shaller e
circuito di miscelazione.
Praticamente si ottengono timbri molto particolari, mixando il piezo con i
pickups magnetici, resi attivi da due preamplificatori interni, uno dei
quali (quello del piezo) con equalizzatore a tre bande. La chitarra monta
un set di corde misto tra cantini, Sol e Re, che sono per chitarra, mentre
LA e Mi basso provengono da mute nickel wound per basso elettrico e sono
accordate due ottave più basse rispetto alle altre. I pickups sono
I-SPIRA REPLICA e le meccaniche sono Spertzel autobloccanti dorate.
La collaborazione ed il rapporto di endorsement con il liutaio argentino
Carlos Roberto Michelutti e la Cordova Guitars ha trovato il suo naturale
epilogo nel 1994 con la costruzione di questo strumento dal look
aggressivo, in acero cucchiaiato e kevazingo, con tastiera in ebano a 24
tasti. La verniciatura, come il ponte vibrato e le cornicine degli humbuckers, sono state rifatte dalla liuteria A&G negli anni successivi
alla costruzione. Monta prototipi di pickups I-SPIRA fuori catalogo ed un
combinatore digitale di bobine di mio progetto (Coilpatcher) con 12 memorie.
Questa
Paul Reed Smith Custom 24 "bird inlays" del 1986, da me
acquistata nel 1988, è stata sicuramente la prima
chitarra di grande pregio che io abbia posseduto, eccezion fatta per una
Fender
Telecaster del 1966, che diedi via
incautamente tanti anni
fa. Costruzione splendida e legni molto belli, fanno da sponda ad una
tastiera eccellente, ad un manico che ha fatto da riferimento per la
costruzione di quelli di tutti gli altri prototipi e ad un suono personale
e molto ben riconoscibile. Si noti la mancanza del controllo di tono e la
presenza del famoso "sweet switch" che lo sostituisce, caratteristiche
tipiche di questa prima serie, già considerata "da collezione"! Nella foto c'era al ponte un pickup di prova, ma l'originale è già tornato al suo posto!
Questa
"accoppiata" non ha forse bisogno di presentazioni, essendo stata
portata alla conoscenza di un gran numero di chitarristi in quanto fonte
di uno dei più caratteristici sound di Pat Metheny! Ormai molto difficile
da reperire, è in mio possesso fin dal lontano 1986, acquistata a prezzo
da vero affare,
grazie ad un musicista che, non sapendo che farsene, se ne
liberò volentieri (!). Dal punto di vista della liuteria la chitarra G303,
realizzata dall'Ibanez, si pone al livello di una Les Paul, con corpo e
manico in mogano e top in acero, manico incollato e due pickup speciali,
con i controlli di vibrato "a contatto" ed una tastiera in palissandro
davvero maneggevole. Il synth GR300 è completamente analogico, privo di
memorie, a due oscillatori, si collega alla chitarra con l'apposito cavo
dedicato "tipo scart" e il suo utilizzo non crea alcun tipo di ritardo
avvertibile nella generazione del suono.
La
mia attrazione per il sound della Stratocaster mi ha portato alla
ricerca di uno strumento che ricreasse al meglio il timbro che tanto mi appassiona da sempre.
Dopo tante prove di chitarre che non mi soddisfacevano mai del
tutto, ho deciso di "farmela da solo", assemblando parti di qualità ed ottenendo alla fine uno strumento eccellente, il cui timbro è
notevolmente vicino al mio personale concetto ideale di "Strat-sound"!
Il battipenna ospita un set di singlecoil I-SPIRA DUPLO ed un circuito che mi permette di miscelare il pickup al manico assieme agli altri due, nonché di eliminare l'effetto di cancellazione delle frequenze acute per posizioni del volume diverse dal tutto aperto.
La
musica jazz non è arrivata subito ad occupare posti di rilievo nelle mie
preferenze personali... per anni ho suonato musica rock e pop. Poi, man
mano che mi avvicinavo alla teoria del jazz
e che le mie preferenze d'ascolto si "sintonizzavano" sulle produzioni degli artisti fusion,
le semiacustiche hanno cominciato ad esercitare su di me un fascino
crescente. Questa eccellente Gibson ES175 del 2000 con pickups
Gibson PAF Classic'57 ne è
la dimostrazione evidente, anche perché è l'ultima di una serie di Ibanez,
Gibson e Gretsch, che ho negli anni acquistato, rivenduto o scambiato.
Davvero
curiosa la storia del mio rapporto con l'Ibanez AS200!
Nel 1989 ne diedi via una dell'85 in cambio di una Gibson ES335 della quale
poi mi stancai quasi subito.
Per anni ho ripensato all'errore fatto nell'essermi privato di una tale
bellezza, del suo sound particolare e della sua tastiera incredibile, fino
al 2004, anno in cui trovai questo esemplare del 1987 con i suoi pickup
Super58 originali e non me lo feci scappare!
Attualmente il pickup al manico è stato sostituito da un I-SPIRA REPLICA, per ottenere una sonorità più tipicamente "americana".
Testimonial
della migliore produzione "made in Japan" dei primi tempi, che ha permesso a questa azienda di invadere il
mercato mondiale con semiacustiche ottime e ben rifinite, questa Yamaha SA700 del 1979 è una chitarra molto bella da vedere e da
suonare. Al contrario dei modelli della stessa serie che l'hanno seguita negli anni, il suo sound è assimilabile in tutto e per tutto a quello di una ES335, mentre la suonabilità è
eccellente grazie ad un'action davvero "da brivido"!
Ho
acquistato questa Guild X-170 Blonde del '92, tramite Ebay, in U.K. dal
grande negozio online di Nick Leggett.
Nonostante tutte le perplessità iniziali per questo tipo di commercio "al
buio", devo dire, sebbene sia trattato sostanzialmente del mio primo acquisto online, di essermi
trovato veramente bene!
Lo strumento è costruito interamente in acero fiammato (laminato), è in
condizioni praticamente perfette, gode di un'action formidabile e suona
eccezionalmente bene: diversa da tutte le altre archtop che possiedo, con
una sonorità grossa e robusta, tipicamente americana, risulta molto comoda
da imbracciare, grazie allo spessore ridotto della cassa armonica, simile
a quello della Gibson Byrdland. Lo strumento è tutto originale e monta
ancora i pickups DeArmond Gold Tone, dato che si tratta di uno strumento
antecedente all'acquisto della Guild da parte della
Fender. La suonabilità di questo strumento è altissima e ricorda molto,
per forma, proporzioni e sonorità ottenibile, il modello che Pat Metheny
si fece costruire dalla Ibanez molti anni or sono e che continua ad usare
assiduamente sia dal vivo, che nelle registrazioni.
Nel
1992 possedevo da qualche anno una Godin Acousticaster che mi piaceva molto di più con le corde in nylon che non con quelle da chitarra folk, ma che aveva grossi
problemi di tenuta dell'accordatura e di dimensioni del manico, troppo stretto per quel
tipo di corde. Approfittando di un'offerta limitata, acquistai allora una
Godin
Multiac con sistema MIDI-RMC (cioè in grado di dialogare con le interfacce
synth MIDI
della Roland) sulla quale ho da sempre montato corde in nylon
ottenendo un suono molto caldo e seducente, molto simile a quello di una
Gibson Chet Atkins, ma più morbido e naturale...
Mancava
all'appello una chitarra western, frutto
anch'essa di tanti cambi e ricerche dello strumento ideale: l'ultima
arrivata è una straordinaria MATON ECW80, una chitarra australiana
(resa celebre dal grande Tommy Emmanuel)
costruita interamente in legni solidi (tavola in Abete Sitka, fondo e fasce in
Acero del Queensland) con tastiera in palissandro, attaccacorde in
palissandro, capotasto in osso, binding crema ed il fantastico sistema di amplificazione
proprietario AP5. Il suono acustico è potente, caldo,
ricco di basse frequenze e ben esteso su tutta la gamma delle note.
L'action è ottima e la chitarra è molto comoda da
utilizzare, sia dal vivo che in studio, grazie alla naturalezza del
sistema di amplificazione, che quasi non necessita di regolazioni
ausiliarie.
E
dopo tante chitarre "vere" chiudo con una chitarra..."virtuale".
Preoccupato dal portare in giro per prove e palchi strumenti ai quali
tengo in modo particolare o che temo di rovinare o di farmi rubare, mi
sono rivolto all'ultima diavoleria tecnologica di Line6, acquistando una
Variax700. Dopo il modello 500, la cui estetica non mi ha mai
entusiasmato, la proposta di questa nuova versione con il legno a vista,
sia pure dall'aspetto ancora abbastanza sconcertante a causa della
mancanza dei pickups magnetici (trauma notevole specie per uno che li
costruisce, al quale prima o poi metterò riparo...), mi ha dato sufficiente coraggio per tentare l'approccio.
Devo dire che a parte i suoni acustici che non mi convincono del tutto, le
sonorità di solidbody, hollowbody e chitarre resofoniche, hanno del
miracoloso! In un contesto live sfido chiunque a trovar da ridire, ma
anche in studio: una volta trattati con preamplificazione ed effetti, molti
modelli sono praticamente indistinguibili dalle chitarre reali alle quali
fanno riferimento! L'accoppiata con il POD XT Live, poi, permette una
comodità di utilizzo senza pari, grazie alla possibilità di richiamare
modelli e regolazioni direttamente selezionando una locazione di memoria
sulla floorboard. Probabilmente i puristi storceranno il naso, ma in
realtà l'unico che può percepire la sinteticità del suono generato è
l'esecutore stesso, che deve adattare la propria esecuzione ad una
dinamica non sempre aderente o pari, specie come raggio d'azione, a quella
dello strumento originale! |
Ho posseduto molti e diversi amplificatori. Come tutti ho
iniziato da cose economiche (che all'epoca equivaleva a dire "cose
italiane"), via via soppiantate da sistemi più costosi e sofisticati.
Tralasciando i primi acquisti economici, sui quali si può decisamente sorvolare, ho
suonato con:
*
Roland Jazz Chorus 50,
*
Roland Jazz Chorus 120,
*
Yamaha G100-112-II series ,
*
Yamaha G100-212-III series,
*
Marshall 9200 + casse MesaBoogie,
*
Rocktron Velocity 120 + casse 2x12 artigianali,
*
Rocktron Velocity 500 + casse 2x12 artigianali.
* Johnson Millennium Stereo 150 (unico dei quali dispongo ancora di una documentazione fotografica...)
Attualmente utilizzo:
* Fender Princeton 112 dell'87.
Modificato nell'elettronica di entrambi i canali, monta provvisoriamente uno speaker Yamaha proveniente dal mio vecchio G-100-112 ed all'occorrenza si trasforma in un buon ampli per acustica, grazie ad un tweeter
piezoelettrico separato ed escludibile a piacere, con un paio di tagli di frequenza selezionabili. Questo ampli è un esempio di come, da un piccolo ed economico solid-state si possa trarre con poca spesa uno strumento da lavoro versatilissimo ed assai piacevole da utilizzare. Questo ampli suona ora molto bene, sia pulito, che in distorsione e lo utilizzo senza problemi con tutte le mie chitarre. A parte la potenza un pò limitata, anche con le chitarre da jazz suona sorprendentemente bene, senza troppa nasalità e con buona risposta dinamica. Prossimamanete lo equipaggerò con un buon cono in Alnico.
*
Hughes & Kettner zenAmp + Hughes & Kettner Z-Board
Hughes & Kettner è una ditta tedesca conosciuta in Italia, ma ancora, a mio parere, troppo sottovalutata. La qualità dei prodotti di questo costruttore è a mio modo di vedere impeccabile, a fronte di costi elevati, ma estremamente competitivi verso molte alternative straniere dal blasone più conosciuto. La serie zenTera, dalla quale deriva direttamente questo zenAmp (purtroppo non più in produzione) è a mio parere uno dei punti più alti raggiunti fino ad ora dalla tecnologìa della modellazione fisica. Questo è un ampli che suona bene, dinamico, trasparente al tocco e con effetti integrati molto utili ed utilizzabili. Unica pecca il livello d'uscita, che specie sui suoni puliti a volte lascia un pò a desiderare. Nulla a che vedere, comunque, quanto a realismo delle simulazioni, con tanti amplificatori presenti sul mercato. Da notare anche la professionale e robustissima pedaliera z-Board, dalla quale si controllano tutte le modalità di funzionamento.
* Yamaha G100-212-III series
L'acquisto del mio primo Yamaha G-100 112 II fu molto positivo e ci suonai per anni, fino a quando il suo speaker originale cedette (riparato in anni recenti ed ora montato sul Fender Princeton 112). Sostituito da un cono JBL, non mi diede più il suono precedente e gradualmente smisi di utilizzare l'amplificatore, fino a venderlo e sostituirlo con il suo successore, per l'occasione a due coni, che costava una follìa, essendo il top della gamma di produzione Yamaha per chitarra!
Mi scontrai però con la mia giovane età, scoprendo ben presto che il canale distorto di questo ampli lasciava parecchio a desiderare e non lo considerai adatto al genere musicale che suonavo allora, vendendolo in favore dei sistemi pre+finale, allora di gran moda (parliamo della seconda metà degli anni '80...). Recentemente, dopo non averne più visti in giro per anni, ne ho recuperato uno in perfette condizioni (salvo qualche minima riparazione necessaria) per una cifra minima, che dopo un totale smontaggio e riassemblaggio, liberato dalla polvere e dai problemi da inutilizzo, si mostra ora nel suo pieno splendore ed è il mio preferito per le sonorità jazz. In foto lo si vede così com'era al momento dell'acquisto.
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Ho sempre amato gli
effetti, mi è sempre piaciuto programmarli e studiarne le configurazioni
migliori. Inizialmente mi assemblavo artigianalmente intere pedaliere di
stomp boxes (Boss, Dod, Ibanez et similia), poi sono passato a:
Ibanez UE300 (floorboard)
Ibanez UE400 (rack)
Korg SDD2000 + Roland DEP-5
Rockman (vari modelli portatili, a 1/2 rack e ad unità rack intera)
Roland GP8
Roland GP16
Nei primi anni '90 iniziò la mia collaborazione con Viscount, ditta italiana tradizionale produttrice di organi liturgici, che intendeva dar vita ad una linea di processori per chitarra.
A partire dalla completa riprogrammazione del piccolo EFX-1 e l'ideazione del successivo EXF10, questa attività di circa cinque anni diede alla luce un progetto professionale completamente originale, che per molti aspetti anticipava e non di poco quella che sarebbe stata di lì ad alcuni anni la tecnologia del "phisycal modeling".
Tale progetto, poi in collaborazione con l'americana Oberheim, si concretizzò nella commercializzazione di Oberheim
GM 1000 e del suo fratello minore GM400, nonché dei loro remote controller dedicati, entrambi ideati dal sottoscritto e realizzati grazie all'ottimo lavoro di squadra con una equipe marchigiana di capaci ingegneri elettronici.
Ho usato queste macchine dal vivo per molti anni senza problemi e le utilizzo ancora oggi in sala di registrazione con risultati sorprendenti. Hanno ancora da dire la loro, nonostante i tanti anni passati e la potenza di calcolo enormemente superiore della maggior parte delle apparecchiature attualmente in commercio!
Negli anni a venire la modellazione fisica divenne una regola e passai successivamente all'utilizzo di varie macchine Line6: POD 1.0/2.0/2.3/2.5 -
POD Pro, POD xt
Attualmente utilizzo:
Line6 POD xt Live, che con un pò di tempo speso in programmazione, con un buon sistema di riferimento lineare, è capace di dare ottime sonorità, sia in studio, che dal vivo, rendendo possibile suonare senza problemi e con grande soddisfazione. In accoppiata con la Variax, poi, diventa un sistema imbattibile!
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