Legni e costruzione delle solidbody a confronto
 

Spesso si giudica la scelta di una solidbody in base alla qualità, aspetto e numero di pezzi dei legni utilizzati, provandola da spenta per individuarne le caratteristiche vincenti ed è opinione diffusa che tali elementi di valutazione siano il principale termine di paragone per distinguere tra strumenti di qualità più o meno elevata.
Il dibattito su quali e quante siano le componenti che determinano il suono di una chitarra elettrica a corpo solido risulta spesso minato da preconcetti e da regole e fenomeni fisici appartenenti agli strumenti acustici, forzatamente applicati a quelli privi di cassa.

L'affermazione che il legno non abbia alcuna influenza sul timbro di una solidbody è difficile da sostenere, ma lo è altrettanto il fatto che questa sia percettibile in modo facile e privo di equivoci, o men che meno che sia isolabile dalle altre sottili sfumature determinate da ponte, capotasto, costruzione, ecc..

Per capire meglio come stiano le cose nella realtà, vi propongo questo confronto "estremo", in cui lo stesso pickup, un Gibson Burstbucker I, è stato fatto suonare su tre strumenti diversi.

Sample
DESCRIZIONE STRUMENTO
01

GIBSON LES PAUL STANDARD 1990

COSTRUZIONE: set in
MANICO: mogano
CORPO: mogano + top in acero
TASTIERA: palissandro
PONTE: fisso
DIAPASON: 24",75
MONTAGGIO PICKUP: cornice

02

BANCO DI PROVA

COSTRUZIONE: bolt on
MANICO: acero
CORPO: tavoletta di compensato di pioppo 20mm
TASTIERA: palissandro
PONTE: fisso
DIAPASON: 25",50

MONTAGGIO PICKUP: battipenna

03
GIBSON SG STANDARD 2007

COSTRUZIONE: set in
MANICO: mogano
CORPO: mogano
TASTIERA: palissandro
PONTE: fisso
DIAPASON: 24",75

MONTAGGIO PICKUP: battipenna

Come appare chiaro dai samples, i tre suoni sono molto simili tra loro come timbrica.
Perlomeno la sonorità di base risulta praticamente identica.
Ciononostante si possono apprezzare delle "nuances", che caratterizzano ogni strumento in modo diverso e che cercherò di analizzare di seguito nella maniera più lucida possibile, dopo aver asoltato e confrontato a lungo i suoni ed avendoli anche analizzati con gli strumenti di misura.

01. La LES PAUL presenta un certo assorbimento delle frequenze medie, che conferisce al suono una maggiore rotondità e pienezza.

02. Il BANCO DA LAVORO presenta un diapason più lungo, non ha continuità tra manico e corpo, è scarsamente rigido ed è costituito da legni morbidi e non risonanti: mantiene una buona energia delle corde sulle frequenze basse, ma ha in generale meno sustain, anche a causa del quasi inconsistente accoppiamento tra corpo e manico.
La differenza più importante, tra quelle udibili, sta nel fatto che la struttura dello strumento non è in grado di sostenere più di tanto l'energia delle armoniche più deboli, rendendo il suono genericamente meno articolato e complesso, meno profondo.

03. L'SG ha una minore presenza nei bassi profondi rispetto alla Les Paul, acuti appena meno pronunciati e risulta nel complesso lievemente più aggressiva sulla gamma media.

Il confronto "limite" tra due buone Gibson e una tavola di compensato con un ponte e sei corde mette in evidenza come in effetti la qualità generale della costruzione di una solidbody possa avere un peso nella sua possibilità di suonare più e meno bene. Rende anche evidente, però, quale squilibrio ci sia tra le valutazioni nelle quali siamo soliti avventurarci e che riguardano aspetti molto marginali che differenziano strumenti di qualità in verità assai simile, rispetto a "massimi sistemi" come quelli coinvolti in questo test, che pure a malapena rendono finalmente percepibili differenze di una certa entità.

In conclusione, quali che siano le percentuali in gioco da parte dell'una o dell'altra componente, all'atto pratico il pickup ed il suo posizionamento lungo il diapason restano di gran lunga gli elementi preponderanti nella determinazione del timbro di uno strumento a corpo solido, posto che esso sia costruito con un minimo di correttezza e con materiali almeno accettabili.

Di questo punto consiglio vivamente di tenere grandissimo conto, in primo luogo, nelle scelte personali.

Sono volutamente esclusi da questa valutazione tutti quegli aspetti di comodità e suonabilità, precisione della costruzione, pregio delle finiture, dei materiali e quant'altro concerne l'estetica dello strumento e la sua funzionalità, che restano appannaggio esclusivo del costruttore, sia esso un'industria o un artigiano.
Tali aspetti determinano spesso il costo effettivo dello strumento e non di meno la preferenza per l'uno o per l'altro.

Quel che mi preme sottolineare è che tutto ciò che costituisce il fascino della chitarra elettrica come oggetto del desiderio, è umanamente comprensibile che continui a condizionare le scelte di ciascuno di noi (a cominciare dalle mie): l'importante è essere coscienti del fatto che, da un punto di vista pratico, ha a che fare in modo marginale con la timbrica effettiva che lo strumento sia in grado di produrre!

La prossima volta che ci imbarchiamo in un'accalorata discussione sull'influenza del corpo "chambered" sul suono della Les Paul o sul timbro di una Strato verniciata alla nitro rispetto ad una in bicomponente, magari, facciamoci un pensierino, giusto per riportare certe cose alle loro giuste proporzioni!

Due parole sul BANCO DI PROVA, termine di paragone "estremo" in questo test...
 

Questa non è una chitarra... o almeno non lo è nel senso classico del termine!
E' un attrezzo da lavoro, che utilizzo in laboratorio per provare i battipenna cablati prima di montarli o per testare velocemente pickup di ogni genere.

Si tratta di una banale tavoletta di compensato di pioppo da 20mm, sulla quale sono avvitati (non c'è nulla di incollato) un pezzo di legno (morbido, probabilmente abete o pino, di recupero dallo scantinato...) che ospita un ponte Gotoh in acciaio di tipo Hardtail e un paio di spessori con delle linguette di fissaggio in PVC, rese mobili da semplici rondelle metalliche.

Un vecchio manico in stile Strato, proveniente da un'economicissima produzione orientale dismessa, in acero e palissandro a 22 tasti, è montato sulla tavoletta di compensato, tenuto semplicemente dalle classiche 4 viti.

La tavoletta è cedevole e con le corde intonate tende a flettere lievemente, inclinando il manico e non permettendo di ottenere un'action convenientemente bassa... ma d'altra parte non è nelle mie intenzioni fare concerti con questo "strumento" che, come avrete ormai ben chiaro, contraddice sistematicamente qualunque principio elementare di "buona liuteria"!

Il battipenna poggia sospeso su quattro punti: due spessori a fianco della base del manico e due sulla tavoletta che ospita il ponte.
Si smonta in pochi secondi ed è tenuto fermo dalle linguette in plastica, che hanno una base in neoprene che "grippa" sulla celluloide impedendole di scivolare.

In questo caso il circuito, costituito da classici volume e tono da 500k con condensatore da 22nF, non risiede sul battipenna, usato solo come "ospite" per il pickup (nelle foto ancora senza cover), collegato con due morsetti e poi inviato ad una presa jack, ma è esterno, contenuto in una scatoletta grigia, come si vede nella foto in alto, tra le due Gibson.